Tutto quello che avreste voluto sapere sui brevetti* (*Ma non avete mai osato chiedere) – Prima puntata
Nel corso della mia esperienza professionale, mi è successo ormai varie volte di avere l’opportunità o l’incarico di contribuire alla presentazione di una domanda di brevetto. Io ho una formazione scientifica, con qualche anno di ricerca all’Università, e la prima volta che mi è capitato non sapevo quasi nulla di brevetti: è stato come entrare in un mondo alieno, con una logica, delle regole e un linguaggio astrusi e, per certi versi, sorprendenti.
Col tempo ci ho fatto l’abitudine e, senza l’ambizione di sostituirmi agli esperti di intellectual property, condivido volentieri la mia prospettiva e qualche dritta con chi, come me qualche tempo fa, si dovesse avventurare per la prima volta in quel mondo...
Rene Magritte, La Trahison des images
Che cos’è un brevetto?
Wikipedia recita:
Il brevetto (o più propriamente brevetto per invenzione) è un titolo giuridico in forza del quale al titolare viene conferito un diritto esclusivo di sfruttamento dell'invenzione, in un territorio e per un periodo ben determinato, e che consente di impedire ad altri di produrre, vendere o utilizzare l'invenzione senza autorizzazione.
In altre parole, il brevetto è un documento che descrive un’invenzione in modo dettagliato. Questo documento, che inizialmente è in realtà una domanda di brevetto, viene registrato presso un ente istituzionale (l’ufficio brevetti per l’Europa è lo European Patent Office - EPO) da uffici legali specializzati, chiamati concessionari, composti da patent attorney. Una volta concesso, il brevetto dà diritto a chi ne ha la titolarità – che non sono necessariamente gli inventori, ma in generale è chi paga la presentazione della domanda e le tasse di mantenimento – di sfruttare economicamente l’invenzione (tipicamente, vendere un prodotto o concederne la licenza) in condizioni di monopolio. Tutto ciò nei soli Paesi dove il brevetto è stato registrato e solo per un periodo di tempo a partire dall'iniziale data di registrazione della domanda. Il periodo di protezione dei brevetti è normalmente di venti anni, ma esistono anche i brevetti per modello di utilità, che durano dieci anni. Inoltre, un brevetto decade se viene interrotto il pagamento delle tasse annuali di mantenimento.
A che cosa serve un brevetto?
In teoria…
Raffaello Sanzio, Scuola di Atene
Immaginiamo un’azienda virtuosa che investa ingenti risorse, nel corso di anni, per sviluppare un prodotto innovativo, ad esempio un nuovo farmaco o un dispositivo elettronico. Se la nostra azienda divulgasse l’invenzione, spiegando come poterla riprodurre, credo saremo tutti d’accordo nell’affermare che altre persone o aziende sarebbero stimolate e favorite nella ricerca di nuove soluzioni basate sull’idea iniziale (farmaci simili, evoluzioni e applicazioni del dispositivo), favorendo così lo sviluppo tecnologico e (sperabilmente) la qualità della nostra vita. La nuova conoscenza si costruisce sulla vecchia: cose nuove su cose note…
Tuttavia, una concorrente molto meno virtuosa della nostra azienda, invece di investire in innovazione, potrebbe semplicemente riprodurre e vendere il prodotto sviluppato dalla prima, da una posizione di vantaggio sul mercato (ad esempio con prezzi più bassi), non avendo dovuto sostenere i costi dell’investimento. In questo modo si vede invece come la divulgazione favorirebbe le iniziative opportunistiche a discapito di quelle virtuose, che nel tempo scomparirebbero darwinianamente. Stiamo dicendo che la divulgazione scoraggerebbe l’investimento in innovazione e lo sviluppo tecnologico; stiamo cioè contraddicendo quanto prima ci sembrava ovvio...
Da sempre, la reazione delle aziende a questa dinamica è stata il segreto industriale, che protegge gli investimenti, ma ostacola lo sviluppo.
Il brevetto è uno strumento legale nato proprio per risolvere questa contraddizione, perché consente di divulgare l’invenzione, con i vantaggi in termini di stimolo allo sviluppo, garantendo allo stesso tempo i promotori dell’innovazione con un vantaggio sul mercato, almeno in termini di tempo: l’esclusiva per vent’anni.
Al contrario di quel che generalmente si pensa e pur essendo definito uno strumento di privativa industriale, possiamo dire che il brevetto è uno strumento di libertà.
In pratica…
Raffaello Sanzio, Scuola di Atene
Più prosaicamente, il brevetto è spesso utile:
- agli inventori/ricercatori, per inserirlo nel loro curriculum vitæ;
- al marketing delle aziende, per certificare agli occhi del mercato la connotazione innovativa e unica di un prodotto;
- agli startupper, per rassicurare i propri investitori che il prodotto non verrà copiato non appena uscirà sul mercato;
- ai fondi di venture capital, per giustificare gli investimenti fatti agli occhi dei propri investitori.
Di proposito, non ho indicato in elenco il caso più ovvio: impedire alla concorrenza di commercializzare il mio prodotto nei mercati di mio interesse. Infatti questo vale forse per Bosh, General Electric, Ferrero o Novartis, ma molto meno di frequente per i comuni mortali. Non dico che ciò non possa accadere, ma ci vuole un certo peso per sostenere una causa per contraffazione (infringement, in inglese) in Cina o USA o anche solo per monitorare il mercato con l’assiduità necessaria ad accorgersi di una contraffazione.
Date queste premesse, la mia opinione personale è che a volte ci sia un po' di teatrino intorno al mondo dei brevetti, almeno quando si parla di startup, ma se serve per mettere a disposizione dell’innovazione le necessarie risorse economiche, tendo a non preoccuparmene più di tanto.
Bill Watterson, Calvin and Hobbes
To be continued...
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